Alle origini del modello tedesco: dall’associazionismo al 50+1
Ogni modello vincente ha un suo percorso storico, quello tedesco è stato determinato dal non perdere mai di vista la propria origine popolare, a differenza di quanto è successo in Italia dove questo aspetto è andato perso per fare spazio ad una struttura lontana dalle comunità e votata al profitto. Per conoscerlo meglio, dalle origini ad oggi, abbiamo fatto una interessante chiacchierata con un esperto del modello tedesco, o meglio del modello Sankt Pauli, Massimo Finizio, con un passato da dirigente nello sport italiano, oggi socio e collaboratore del club, e precedentemente presidente dell’assemblea dei soci della realtà di Amburgo.
Ci racconti come sei giunto in questo quartiere di Amburgo?
Il Sankt Pauli é stata una conoscenza fatta agli inizi degli anni 80 in quel periodo eravamo solo io e Valerio Marchi che conoscevamo la storia e neanche molto approfonditamente. Io giravo l´Europa in quel periodo mentre Valerio mi diceva spesso di andare proprio nel quartiere per avere conoscenze più dirette della loro “rivoluzione” sociale. La mia prima volta fu nel 1987 e poi di seguito tantissime altre volte, tieni presente che in quel periodo vi erano almeno 5 confini che si dovevano superare per arrivare in auto o in treno a Sankt Pauli. A lui riferivo poi alcune esperienze specie agli inizi degli anni 90. Poi il piacere e la storia mi hanno coinvolto trasferendomi agli inizi del 2002/3 divenendo anche dirigente dello stesso Sankt Pauli responsabile della assemblea dei soci passivi ovvero i soci che non praticano attività sportive o goliardiche ma che sostengono solo la sua progettualità(i due terzi dei versamenti societari vengono reinvestiti sul settore giovanile ).
Per meglio comprendere il percorso che ha portato lo sport tedesco, e in particolare il calcio, ad essere il più partecipato d’Europa bisogna guardare alle sue origini e all’idea di associazione che ha le sue radici fin dalla prima metà del 1300, quando a Colonia si formano le prime associazioni di persone per meglio organizzare il Carnevale ancora oggi infatti tutte le organizzazioni nel Vestfalia vengono fatte dalle associazioni fondate allora. Poi intorno al 1830 circa come realtà di lavoratori, per organizzarsi e tutelare collettivamente i propri diritti e interessi, quindi in seguito anche sportiva. Un’origine comune a tante realtà europee ma che in molti casi si è andata perdendo nell’evoluzione del nostro sistema economico. In quel periodo non solo in Germania ma anche in Inghilterra si formano le ‘association’ ovvero gruppi di persone che si organizzano insieme per raggiungere una “progettualità” ed essere più forti .
Ci spieghi qualcosa in più su queste origini popolari?
Le prime organizzazioni associative risalgono alla prima metà del diciannovesimo secolo dove in Germania erano nate le prime associazioni di lavoratori partendo dalla working-class che lavorava delle miniere dello Zollverein, area divenuta nel 2001 patrimonio storico dell’UNESCO. Il moltiplicarsi di queste organizzazioni diede successivamente vita all’Associazione doganale tedesca, un’associazione transnazionale ( internazionale ) delle varie confederazione tedesche per la gestione della politica doganale e commerciale dell’area interessata, una prima forma embrionale dell’Europa moderna. Inoltre queste associazioni integravano ed includevano le persone che erano in quel tempo “lavoratori”, la maggior parte immigrati. Vedasi il caso dello Schalke 04 fondato a Gelsenkirchen (al centro del progetto dello Zollverein) da lavoratori e minatori polacchi. Questo favoloso progetto come si può ben capire aveva un carattere prima di tutto sociale e popolare in quanto includeva nel territorio varie emigrazioni di tutta Europa (che non esisteva ancora in quel periodo di guerre) un valore politico in quanto abbatteva eventuali frizioni che potevano sorgere tra gli stati che ne facevano parte, quindi pacifista appunto, eliminando diatribe tra le varie egemonie delle varie nazioni appartenenti di allora, più tardi sportivo in quanto le prime associazioni che ancora oggi esistono erano ancora più forti proprio perché erano il meglio delle varie basi sociali quindi per lo Schalke, appunto, polacchi tedeschi insieme a francesi ed italiani, una vera torre di babele internazionale. Ancora oggi lo Schalke 04 festeggia ogni primo giorno di ritiro con i propri soci e giocatori andando a visitare la loro Miniera dove fu fondata l’associazione scendendo fino ad oltre 100 m sotto terra per respirare di nuovo i loro “padri fondatori” e ritornare alle loro origini. Figurati se oggi la Juventus andasse ogni anno a studiare al ginnasio Massimo D’Azeglio dove venne fondata, o se i genoani andassero al porto dove arrivarono le navi inglesi che fondarono il Genoa Cricket & football Club, o gli interisti in pellegrinaggio al ristorante Orologio a ricordare che nel loro statuto la parola internazionale significa integrazione in particolare dei giocatori non italiani che venivano banditi (non integrati) in quegli anni. Secondo me bisognerebbe quindi ripartire dalla storia innanzitutto.
Il modello di cooperazione dal basso e di scambio di idee, coordinamento e attività comuni iniziava a crescere e a rafforzarsi. Dalle prime forme organizzate di quegli anni, e dal loro sviluppo nei decenni successivi, sono nate le associazioni sportive legate alle diverse attività lavorative principalmente organizzate come dopo-lavoro della classe popolare.
Da questa origine popolare in Germania questo tratto distintivo è proseguito e si è rafforzato fino a giungere ai nostri giorni, il ruolo aggregativo della struttura associativa ne ha garantito la sostenibilità nel tempo e la grande partecipazione popolare, preservandone l’integrità e resistendo ai colpi del capitalismo, che in paesi come l’Italia ha invece stravolto e colonizzato le sue radici popolari, garantendone il coinvolgimento che tutt’ora rende gli impianti tedeschi, e lo sport in generale, i più vivi e partecipati d’Europa. Quale è il valore aggiunto dell’impegno sociale?
Prendiamo la AS Roma per esempio: città di oltre 4,5 milioni di persone uno stadio oggi da oltre 75.000 posti quasi sempre pieno al 50% forse più forse meno ma vale per ogni altro club. Amburgo città di circa 2 milioni di persone uno stadio da oltre 65.000 posti quasi sempre pieno in serie B, ma che ha anche 85.000 soci che partecipano 24 ore su 24 sette giorni su sette, o appunto lo Schalke 04 con una città da 300.000 abitanti (meno di un decimo di Roma) con oltre 160.000 soci pazzi e praticanti dello Sport nel basket, ping pong, pallamano, atletica, Sci e tanti altri. Per il CONI e lo sport italiano questa è una sconfitta sportiva mentre dal punto economico una grossa sconfitta se teniamo caso al fatturato dello scorso anno al 14 posto europeo con 673 milioni di fatturato di poco dietro alla Juventus (zero soci e zero attività sportive, zero integrazione) al 9 posto europeo con 1300 milioni. Non possiamo mettere a confronto certo Gelsenkirchen con Torino, forse meglio il confronto con il Bayern di Monaco ma che fattura oltre 2550 milioni di euro quindi siamo sempre dietro e parliamo della Juventus.
Quando hai questa base e organizzazione il fattore sociale viene da se, non sei costretto ad andarti ad inventare nuovi progetti in quanto li hai in casa. Logico che ne può fare di nuovi ed implementare quelli passati ma resta la base cooperativistica che ti rende più capillare, sia nello sviluppo che nel metterlo in pratica. Quando hai la base associativa il resto è un compito elementare. Il valore quindi è un valore aggregativo nel Sankt Pauli e sopratutto di sviluppo. Significa che oltre a cooperare con le scuole e le Università si vengono a creare via via ulteriori associazioni che si affiancano alle altre, si creano posti di lavoro, si crea socialità, la socialità é evidente che vince qualsiasi forma di razzismo quando persone differenti culture religioni e lingue sono nella stessa barca e remano insieme, sono tutti con la stessa maglietta per il raggiungimento del “Progetto” comune. Sto spiegando quindi che la cultura integrativa e lo sport sociale creano e sviluppano anche “il Capitale” o forse lo applicano alla lettera. Quando alla assemblea generale annuale il Sankt Pauli ha a bilancio, come associazione, 1,8 milioni di attivo questo è la dichiarazione politica che ”il Capitale” ha vinto, quello di Carlo Marx intendo.
Cosa è andato storto in Italia, quali le conseguenze dell’abbandono delle nostre radici?
Non é andato storto nulla se vogliamo metterla sportivamente. O forse tutto. Si voleva, negli anni 60/70, professionalizzare lo sport, lo si è commercializzato e distrutto. Pasolini diceva che lo sport ed il calcio erano l´ultima forma di aggregazione dello stato sociale, come se fossimo sul palco di un teatro. Invece si è svolta una continua commercializzazione dello Sport senza integrare e senza unire, il contrario di quello che continuano a fare da oltre 300 anni in nord Europa. Anche noi avevamo i dopo lavoro, ovvero sport sociale vedasi il Torino-fiat, la Juventus Cisitalia, all’Internapoli dopolavoro della Cirio da cui uscirono per chi non la conosce giocatori del calibro di Ciccio Cordova che giocò nella Roma e nell’Inter o Giuseppe Wilson, Chinaglia della Lazio o Bochetti ex Spartak Mosca, Verona e Genoa.
Si è voluto a torto portare il profitto di alcuni senza capire che al centro resta lo sport e la persona. Se non fai partecipare e praticare non hai poi chi lo segue. Lo hanno capito in Germania che il “profitto” lo tengono sotto occhio in maniera quasi viscerale ma che restano sport sociale. Il Bayern di Monaco ha dozzine di squadre e partecipazioni dei propri soci, la più grande associazione al Mondo con oltre 290.000 soci che fece costruire un stadio nuovo 10 anni fa da circa 65.000 ed oggi ampliato al massimo ad oltre 72.000, ha una lista di attesa infinita e non può più ampliarlo. Lo stesso il povero Borussia Dortmund che arrivato al massimo con 81.300 posti sempre esauriti adesso ne deve pensare uno più grande. Gli stadi non sono un problema perché obsoleti, nel vecchio obsoleto comunale di Torino sia il Toro che la Juve facevano 70.000 spettatori negli anni 70/80, come lo stesso Bologna o la Fiorentina in quel periodo, mi ricordo un Roma Atalanta vista dalla curva sud nel 1978 e vi erano 78.000 spettatori, oggi ce li sogniamo.
Le realtà tedesche sono tutt’ora organizzate come associazioni democratiche polisportive gestite dai membri, inserite nei registri ufficiali, e da questo deriva la denominazione “eingetragene Vereine“, abbreviato in ”e. V.”, che consentono di mantenere i processi decisionali e l’orientamento delle attività sotto il controllo delle comunità locali. Come funziona esattamente un’associazione sportiva tedesca?
Le associazioni sportive sono società di Persone e non di capitali che si uniscono con uno statuto (registrato e depositato sia nel registro delle associazioni che presso le DFB e Lega Calcio tedesca) per il raggiungimento di un progetto sportivo ed economico. Ogni anno l´assemblea Generale si riunisce per la nomine delle cariche direttive, per lo sviluppo di nuove progettualità, per il controllo dei libri contabili e per tutto il disbrigo delle questioni burocratiche di legge.
Per la partecipazione alle attività sportive in Germania bisogna essere una associazione sportiva. Dal 1998 nel calcio, per far fronte alle necessità dei tempi moderni, è stato consentito di poter usufruire di una particolare deroga alle leggi della Deutsche Fußball Liga (DFL): il 50+1.
In genere il settore calcio delle polisportive per la precisione della prima e seconda squadra può essere scorporato dall’associazione ‘madre’ purché questa mantenga il controllo assoluto sull’indirizzo della propria attività conservando “almeno” il 50% +1 del controllo della nuova società di capitali questa volta. In questo caso quindi per spiegare meglio le persone i soci sviluppano una società di capitali per meglio sviluppare i progetti associazionistici controllando sempre direttamente la nuova società. Un modo per conciliare un buona quota di investimenti esterni senza perdere l’anima popolare e rivolta al sociale delle realtà calcistiche che tutt’ora si traduce i biglietti a prezzi accessibili, spalti in piedi, atmosfere spettacolari e coinvolgimento della comunità, tutti aspetti che sarebbero potenzialmente minacciati se un club appartenesse esclusivamente a un proprietario esterno il cui interesse primario come investitore è il profitto. Detto questo oggi vediamo che sono pochissime le associazioni che hanno deciso di scorporare la parte sportiva di punta. Amburgo la ha scorporata anni fa ad esempio ed è finita irreparabilmente in Serie B. Conferma che il capitale non porta le vittorie se non si ha una buona integrazione e partecipazione. Lo stesso è avvenuto per la Hertha di Berlino che scende e sale dalla serie A/B come se fosse un ascensore. Un encomio e complimento invece bisogna farlo al Bayern di Monaco che ha scorporato la parte calcistica di punta solo per il 25% al contrario dell’Hertha Berlino che lo ha scorporato per il 49%. In media stat virtus dicevano i latini e questo antico proverbio dovrebbe essere ripreso da noi antichi latini che ce ne siamo dimenticati. Ci vuole sempre nelle cose un giusto bilanciamento, noi in Italia abbiamo sbilanciato troppo dalla parte del capitale rompendo quindi il giocattolo sportivo.
Come si concilia capitale e orientamento popolare?
Bene risultati stupefacenti, senza utilizzare “materiali” stupefacenti. I mass media scrivono senza sapere del modello del Sankt Pauli e della Germania, guardano con occhi foderati di prosciutto ottimo di Parma gli stadi pieni e non capiscono il perché. Scrivono bellissimo, ma oltre non vanno.
Purtroppo Carlo Marx era tedesco ed in Italia non è stato studiato molto. Forse solo a Torino negli anni 20/30 il modello Ford possiamo dire che si sia avvicinato al modello sankt pauliano dove vi era anche nello sport una espressione di lungimiranza socio-economica ( ripresa anche da Antonio Gramsci ed altri ). In Germania invece la lungimiranza va avanti ed il modello socio-economico ha sviluppato il massimo dei risultati. Si crearono a Torino quartieri ed associazioni sportive, dopolavori, asili e chiese per i lavoratori e la città chi sà perché.., crebbe in maniera come nessun altra città. Poi venne il buio.
Quali eccezioni ci sono, penso al Leverkusen e al Wolfsburg, perchè?
Scusa, non sono due eccezioni o meglio se vogliamo essere duri e puri potremmo anche dire che sono eccezioni. Come anche altre associazioni queste vengono dalla antica forma di aggregazione ovvero dopolavoro per cui loro sono delle associazioni dei dopolavori. Me se andiamo a vedere bene lo sono tutte o quasi, ad esempio il Carl Zeiss di Jena era il dopolavoro della più grande ditta di lenti per macchine fotografiche ed ancora oggi una dei più grandi produttori, la Dynamo di Dresda dopolavoro del ministero degli Interni. Se poi vogliamo essere politicamente pignoli ne abbiamo anche noi in Italia come la Forestale, le Fiamme gialle ed oro e vari ancora, tutte dopolavori ed in pratica gli unici che riescono a vincere le medaglie alle Olimpiadi. Come non ricordare poi nel calcio l´Astrea Calcio a Roma chiamati i ”ministeriali” ovvero il dopolavoro della Polizia Penitenziaria e anche il Vaticano ha sviluppato un modello associazionistico sulle orme del Sankt Pauli, organizzato come dopolavoro.
Il caso Hopp e Hoffenheim, ce lo spiegate?
Prima di tutto ci teniamo a sottolineare che Hoffenheim è una normale associazione sportiva, proprio come il FC Sankt Pauli o lo Schalke 04, dotata di varie sezioni (commissioni) sportive dove si praticano sport come l’atletica leggera, la ginnastica o per l’appunto il calcio, sia femminile che maschile, per un totale di oltre 15.000 soci. Hopp non è solo il presidente di una normale associazione sportiva tedesca, ma anche uno degli sponsor della stessa Federazione Calcistica Tedesca, la DFB, nonché sponsor del Bayern Monaco.
Molti siti italiani, tra blog e testate giornalistiche di settore, continuano a raccontare erroneamente che il problema delle critiche a Hopp sia legato alla regola del “50+1”, portando fuori strada e non centrando il punto su alcune dinamiche fondamentali.
Il signor Dietmar Hopp, dopo aver giocato da bambino nella squadra del suo paese, l’Hoffenheim, ne diventa presidente e ci resta senza interruzioni dal 1989 fino a oggi. Quindi nulla di nuovo sotto il sole, se non fosse che la Lega Calcio e la DFB hanno dovuto concedere una DEROGA (non legge) a tale situazione, essendo un caso in cui il presidente è stato per oltre 20 anni consecutivi alla presidenza della sua associazione e che in questo periodo lo stesso presidente “abbia esaltato le strutture da esso presiedute per un periodo consecutivo di oltre 20 anni”. Questa deroga è giuridicamente corretta, se non fosse che il bravo signor Hopp non gradisca le critiche. Da qui le numerose battaglie da cui derivano le diffide portate avanti dallo stesso presidente Hopp contro chiunque lo contesti. Il problema principale riguarda quindi soprattutto la repressione perpetrata dal presidente Hopp tramite la DFB.
La chiave del successo di partecipazione, coinvolgimento e della pervasività delle associazioni tedesche nel territorio è stato determinato dal non perdere il proprio spirito originario di realtà nate da e per la comunità di riferimento. Cosa avrebbero da riguadagnare le realtà italiane tornando alle origini? Recuperare la forma di polisportiva porterebbe dei vantaggi?
Tutto, quando si allarga la partecipazione si allarga anche il “prodotto” quindi il risultato economico oltre a quello sportivo e sociale quindi posti di lavoro, sviluppo della economia e via dicendo. Se poi allarghi la base oltre al risultato economico hai il risultato “sociale” e sportivo. Se la Germania ha 9 milioni di tesserati che praticano sport ( in Italia circa 2 milioni ) nel calcio significa più partecipazione ed anche più fatturato ( spiegatelo alla FIGC ) ed anche più associazioni che partecipano. Non solo nel calcio ma in tutti gli sport. Il Sankt Pauli ad esempio va forte nel calcio per non vedenti ( uno scudetto ) Rugby femminile ( 8 scudetti ) ed il Triatlon partecipa alle Olimpiadi, la commissione Vela è conosciuta in tutto il mondo e va anch’essa alle olimpiadi in alcune classi, il Bayern di Monaco detta legge nel calcio maschile/femminile Basket ecc….. il Bayern di Leverkusen nella atletica leggera, a Babelsberg abbiamo il centro noi abbiamo a Formia unica differenza è molto più grande mentre la parte femminile del calcio ha vinto 2 volte coppa dei campioni. A Roma abbiamo due squadre di Volley in perenne difficoltà di partecipazione, mentre una di basket ha vinto la coppa dei campioni. Basterebbe riprenderle ed allargare a tutti la partecipazione, coordinare e coinvolgere nelle scuole come si fa in Germania con le associazioni sportive ( ed il nostro CONI dorme ), a Torino sia il basket che la pallavolo non esistono quasi più, vi ricordate chi ha vinto la prima volta nella pallavolo la coppa dei campioni (1980 Bertoli schiacciatore) in Italia? A Trieste la squadra si chiama Unione (guarda caso Verein in tedesco) e ci sarebbero tantissime realtà da coordinare, nella storia, invece, tantissimi fallimenti. Ravenna lo stesso, una miriade di fallimenti ma con le realtà del Volley e del basket prime a livello europeo, qui addirittura un’associazione sarebbe se vogliamo indispensabile, o come a Cesena in Romagna dove il modello delle coop è stato virtuoso e socialmente importantissimo ma che non ha risparmiato al Cesena tantissimi fallimenti e retrocessioni. La lista prosegue con il Bari che batte tutti i record cambiando e fallendo in pochi anni varie volte e passando da presidenti della Malesia e a Indonesiani ad oggi. La fiorentina nel 2003 e non solo, il Napoli nel 2004 e non solo, il Rimini nel 2010 e nel 2016, Matera, Venezia, Avellino, Pisa, Pistoiese, Pro Vercelli, Cosenza, Foggia Spal, Taranto, Torino, Ancona, Viterbo, Monza, reggina, Vicenza, Sassari, Olbia, Arezzo, Piacenza, Salernitana, Varese, Viareggio, Grosseto, Como, Latina, ma la lista è lunghissima, il capitale qui perde sempre come mai ? Caporetto fece meno disastri che il calcio italiano.
Sicurezza negli stadi e Malavita nelle curve, il percorso della partecipazione può dare anticorpi alle tifoserie per prevenire questo fenomeno?
La partecipazione vince sempre ed ovunque. Il Sankt Pauli “ultimo” in serie B in Germania ha lo stadio sempre esaurito. Lo stesso per lo Schalke,l Borussia di Mong. ecc… problemi di questo tipo negli stadi non esistono.
Il tuo messaggio/suggerimento per ricostruire un percorso che guardi indietro alle nostre origini?
Non è un suggerimento ma una vera proposta di Legge e di vero cambiamento. La FIGC deve portare aventi l´associazionismo coadiuvata dal Governo e dal CONI in quanto lo Sport deve rispondere all´unisono. Allargare la base, portare la persona praticante e non davanti a tutti. Solo questo semplice è il rimedio.
In media sta virtus il motto ed alla fine, magis magisque diremo tutti.
Massimo Finizio: collaboratore della Lodigiani Calcio negli anni 90 e con la FIGC ai mondiali del 2006. Presidente dell’AFM (Assemblea dei Soci ) dal 2002 al 2004; primo dirigente Italiano di un club della Bundesliga. Sportivo dell´Anno 2008; premio Dr. h.c. ricevuto dalla FFK (Federcalcio del Kosovo). Proposto come Console Onorario della Città di Amburgo 2013