Tifosi e partecipazione popolare: i modelli diffusi in Europa
La partecipazione attiva dei tifosi nella proprietà e nei processi di governance dei club ha assunto in Europa forme e modalità differenti collegate ai diversi contesti culturali, legislativi e storici, che hanno determinato nel tempo percorsi specifici adottati dai supporters per avere voce nella gestione e nella vita del proprio club.
Lo scopo di questo approfondimento(ispirato da analisi più tecniche e dettagliate che trovate in fondo al testo) è quello di evidenziare sinteticamente le caratteristiche di base di ciascuno dei percorsi che si sono sviluppati nel vecchio continente andando a determinare quali sono le peculiarità di ciascun modello, quali sono i tratti distintivi, le differenze e quegli aspetti che determinano un vero processo di responsabilizzazione e coinvolgimento attivo tale da configurare un concreto esempio di ‘’partecipazione popolare’’. L’obbiettivo è di fare chiarezza e dare degli strumenti per distinguere i modelli di partecipazione validi dalle sgangherate proposte di ‘’azionariato popolare’’(o crowdfunding) che troppo spesso sentiamo in Italia, iniziative che per accreditarsi, mal celando l’unico vero intento che è quello di usare i tifosi come bancomat senza garantirgli alcun diritto nè reale partecipazione, menzionano spesso questi modelli con i quali però non hanno nulla a che vedere.
L’esperienza europea ha evidenziato tre principali alternative di sviluppo della partecipazione dei tifosi alla vita del proprio club: la via tedesca, quella inglese e quella spagnola. Questi modelli presentano approcci derivanti dai diversi percorsi storici, culturali e politici, ma spesso sono contraddistinti da caratteri comuni che rappresentano la base per comprendere il reale livello di coinvolgimento che viene dato al tifoso e rappresentano quelle vie genuine, realizzate anche nel nostro Paese, che la rete di Supporters in Campo(SinC) sostiene e promuove.
Modello Tedesco: l’associazionismo
In Germania le società sportive hanno mantenuto la propria conformazione originaria di associazioni di persone, solo negli ultimi anni sono state introdotte delle deroghe a questa forma ma nel 90% delle realtà sportive la forma associativa è tuttora al vertice della catena di controllo. Le varie divisioni sportive, e in questo caso calcistiche, sono controllate direttamente dagli associati attraverso le Eingetragener Verein (EV): associazioni registrate. Solo le EV, iscritte in uno speciale albo associativo che ne garantisce lo scopo primario di promozione di una finalità sociale(religiosa, scientifica, artistica, sportiva), in via secondaria economica, sono tenute al reinvestimento costantemente dei profitti non solo all’interno della divisione ma riservando una quota considerevole alla valorizzazione dello sport di base e ai settori giovanili, sono ammesse dalla Deutscher Fussball Bund(DFB) alla partecipazione ai campionati professionistici e non.
A questo regolamento sono ammesse dal 1998 delle deroghe che riguardano un numero ristretto di realtà professionistiche: (i)il 50+1, che consente l‘iscrizione ai campionati di una società di capitali(es. Bayern Monaco, Borussia Dortmund) purché il controllore di questa sia una EV proprietaria di almeno il 50% +1 delle quote(per le Spa o società a responsabilità limitata), o, nel caso delle società in accomandita semplice o per azioni, sia la EV il solo socio autorizzato a gestire la divisione calcistica(come avviene ad esempio con la Ballspielverein Borussia 09 EV Dortmund, associazione registrata che detiene solo il 5,53% della società quotata Borussia Dortmund GmbH & Co. KGaA, ma è il solo socio autorizzato). (ii) le realtà storicamente legate a specifiche aziende: nate come dopolavoro aziendale e rimaste sotto l’influenza delle imprese che le hanno generate, come Bayer 04 Leverkusen, VfL Wolfsburg e TSG 1899 Hoffenheim, a cui però è imposto di garantire un continuo sostegno allo sport di base. Caso a parte quello della Red Bull Lipsia che di fatto è un’associazione ma ha aggirato in qualche modo la norma base consentendo l’accesso alla stessa solo a un numero ristretto di soci imponendo delle quote di accesso elevate tali da non consentire l’ingresso alla base.
Tutti gli associati quindi, oltre ad avere la possibilità di candidarsi a qualsiasi carica di responsabilità in seno all’associazione e al club, partecipano direttamente alle elezioni dei propri rappresentanti e alla definizione delle strategie di gestione dell’intera realtà sportiva, oltre a svolgere un ruolo di controllo su tutti i processi interni. I membri della EV possono essere associati passivi, che si limitano a partecipare direttamente alla governance dell’associazione, sia attivi che, oltre a essere coinvolti nei processi decisionali, partecipano alle attività sportive dilettantistiche dell’associazione(qui un approfondimento).
Per la sua conformazione il caso tedesco rappresenta il più alto esempio di democrazia e partecipazione.
Modello Inglese: i Supporters’ Trust
Dal 2000, dall’impulso del Governo inglese, sulla scia di numerosi salvataggi di club da parte dei tifosi attraverso delle associazioni, in UK è stata normata l’attività dei cosiddetti Supporters’ Trust(ST) inglobati nella disciplina che regolamenta le Community Benefit Society(CBS), cooperative registrate che conducono affari a beneficio della loro comunità reinvestendo gli utili prodotti, corrispondente inglese dell’impresa di utilità sociale italiana. Da allora i tifosi inglesi hanno la facoltà (i)di incidere direttamente sulle sorti della propria società sportiva convertendola in CBS con l’obbligo di operare su base democratica, con la regola ’’una testa, un voto’’(un esempio è il FC United of Manchester). (ii)Oppure possono attivare processi di acquisizione o avere voce nella conduzione del proprio club di riferimento attraverso un ST che è strutturato seguendo la normativa che disciplina le CBS(qui un approfondimento).
I principi fondamentali di Supporters’ Trust:
- democraticità: “una testa un voto”
- Indipendenza dal club di riferimento e di proprietà dei tifosi e della comunità;
- forte legame con la comunità di riferimento e orientata alla promozione dello sviluppo della stessa;
- inclusività, apertura a tutti e non discriminazione;
- destinata alla creazione della più ampia base possibile di sostenitori, grazie all’accessibilità di chiunque voglia partecipare;
- assenza di lucro
L’orientamento dell’attività associativa non può prescindere dai seguenti compiti sociali
- sviluppare una stretta identificazione ed un senso di appartenenza con la propria società sportiva
- influire nelle scelte della società sportiva ed essere coinvolti nei meccanismi decisionali, promuovendo il punto di vista dei supporters e costruendo un rapporto positivo e proattivo con la proprietà e la dirigenza;
- salvaguardare il legame storico fra il club sportivo e la comunità locale preservandone la tradizione della società sportiva e dei suoi tifosi(stadio, stemma, denominazione, titolo sportivo, colori sociali);
- di proporre modelli proprietari e di gestione sostenibile della propria società sportiva, che prevedano la partecipazione nella proprietà della società sportiva e il suo coinvolgimento a 360° nella comunità
- l’educazione ad una dimensione etica e culturale della passione sportiva, ad un impegno civile contro la violenza e la discriminazione, alla diffusione presso i giovani dell’amore per la pratica dello sport, l’educazione alla sportività e alla lealtà della competizione.
L’esperienza inglese segue molto da vicino l’idea di partecipazione del modello tedesco, il funzionamento interno delle associazioni(ST) è molto simile ai principi ispiratori dell’attività delle Eingetragener Verein.
Modello Spagnolo: i Socios
Le società sportive spagnole fino alla fine degli anni Ottanta hanno mantenuto la forma di associazione senza fini di lucro, gestite dai propri associati(Socios) secondo il principio ‘una testa, un voto’. Con la Ley del Deporte del 1990, per gestire le sfide del professionismo e far fronte all’eccessiva tendenza all’indebitamento, fu introdotta la forma di Sociedad Anónima Deportiva(SAD), una società per azioni specifica per il settore sportivo. Ai club calcistici di prima e seconda divisione fu quindi imposto il passaggio da entità no profit a società sportive commerciali. La SAD segue una specifica disciplina in materia di oggetto sociale: lo sviluppo di un qualche tipo di sport agonistico professionale a livello nazionale, e ha una serie di obblighi in materia di trasparenza nei confronti del Consejo Nacional de Deportes che vigila sull’accentramento dei diritti di voto in pochi soggetti, approvando o meno le acquisizioni superiori al 25%.
L’obbligo di riforma ha dispensato al tempo quattro realtà che godevano di una migliore solidità economica, Osasuna, Real Madrid, Barcellona, Athletic Bilbao consentendo loro di mantenere l’originaria forma di associazione senza fini di lucro, e quindi una consistente e effettiva ’partecipazione popolare’. Una forma che in tutto e per tutto è assimilabile al modello tedesco ma con dei distinguo importanti da fare, in particolare per Barcellona e Real infatti si può parlare di limitazione all’effettiva democrazia interna in quanto (i) non tutti gli associati sono ammessi all’assemblea ma, ad esempio nel Barcellona, solo i delegati che rappresentano almeno 2.000 soci e tra questi hanno priorità i delegati del CdA e quelli dei soci con una maggiore anzianità di adesione. (ii) L’accesso alla presidenza è vincolato all’obbligo di essere stato membro effettivo per un certo periodo (10 anni per il Barcellona e 20 anni nel Real Madrid) e i membri del Consiglio di amministrazione devono presentare delle garanzie bancarie che possano coprire almeno al 15% del budget della stagione per far fronte ad eventuali perdite nel corso dell’anno. Queste limitazioni di fatto rendono il processo democratico ‘’imperfetto’’, restringendo alla base l’accesso alle cariche più rilevanti, se paragonato alle realtà tedesche o all’organizzazione interna dei ST inglesi dove ciascun tifoso ha uguale peso specifico.
A queste associazioni ‘pure’ si possono inoltre aggiungere alcuni casi di SAD dove è fortemente limitata la presenza di grandi investitori e si può parlare di vero e proprio ‘azionariato popolare’ come nel Deportivo La Coruna dove il singolo azionista non può possedere più del 2,5% delle azioni o all’Eibar dove il limite è del 2%.
Dalla seconda divisione in giù, fino al calcio dilettantistico, l’obbligo di SAD viene meno e sono numerose le realtà che hanno mantenuto la forma di associazione sportiva continuando a garantire alla comunità di riferimento pieni poteri di indirizzo nella gestione del club. Sono molti i casi in cui società sportive convertite in SAD al tempo della riforma sono fallite ugualmente e sono state ricostituite tornando all’originaria forma di associazione sportiva(‘futbol popular’)
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Per approfondire
”Supporters’ trust. Nascita, evoluzione e risvolti italiani dell’attivismo dei tifosi” all’interno di ”Visioni di Gioco. Calcio e società da una prospettiva interdisciplinare’’. Il Mulino, 2020 https://communityfootball.it/2020/10/29/libro-visioni-di-gioco-calcio-e-societa-da-una-prospettiva-interdisciplinare/
‘I tifosi nella proprietà dei club calcistici. Esperienze a confronto’ all’interno di ”Visioni di Gioco. Calcio e società da una prospettiva interdisciplinare, Volume secondo”. Il Mulino, 2022 https://communityfootball.it/2022/09/27/libro-visioni-di-gioco-calcio-e-societa-da-una-prospettiva-interdisciplinare-2/
Alla luce dei modelli presentati, nel valutare un progetto di ‘partecipazione popolare’ è necessario quindi analizzare alcuni aspetti chiave per distinguerlo dalla consueta colletta di ultima istanza tipica del panorama italiano. Un primo aspetto fondamentale è la presenza di un’entità aggregativa, un’associazione, che rappresenti un contenitore con una propria struttura interna che consente ai supporters di organizzarsi correttamente per rappresentare in un’unica voce le proprie istanze al club, fino anche a parteciparne attivamente al capitale, oppure che il club stesso sia strutturato in modo da garantire meccanismi decisionali democratici.
Tale organizzazione per rappresentare un vero percorso di partecipazione e coinvolgimento deve necessariamente seguire alcuni aspetti formali riassumibili secondo quanto segue:
– la presenza di reali processi democratici: i meccanismi interni, certificati dallo statuto dell’associazione/cooperativa, garantiscono la massima democraticità con il principio del ‘una testa un voto’ a prescindere dalla quota di adesione
– Indipendenza, di proprietà e gestiti dai tifosi: nascono da una ‘iniziativa ”dal basso” dei tifosi e sono gestiti attivamente dagli stessi attraverso le votazioni, la partecipazione agli eventi e i contributi sia in termini economici sia di idee, proposte e suggerimenti.
– Focus sulla comunità: l’attività dell’associazione non riguarda solo i rapporti con il Club ma si occupa anche di sviluppare una fitta rete di interazione con la comunità di riferimento, facendosi promotore di iniziative volte all’integrazione sociale e alla potenziale creazione di sinergie economiche che valorizzino, sfruttando l’effetto mediatico dei Club, l’economia e le tradizioni locali.
– Non esclusive: le quote di adesione devono essere sostenibili e accessibili a tutti, sono strutturate per consentire l’accesso all’associazione di tifosi a tutti indipendentemente dalla condizione economica del socio. Questo affinché la democraticità sia, oltre che formale, sostanziale, con la reale possibilità di incidere sulle scelte di indirizzo.
Il venir meno anche solo di uno di questi aspetti rende qualsiasi buona iniziativa, sulla carta, facilmente strumentalizzabile sia dai promotori sia dal club, in quanto si tradurrebbe in una entità controllata di fatto da pochi, non orientata al coinvolgimento del territorio a 360° e priva di meccanismi democratici.
Riassumendo, le domande che ciascun tifoso dovrebbe porsi quando si trova di fronte a una iniziativa spacciata per ‘azionariato popolare’ o ‘partecipazione popolare’ (i) chi è il promotore? (ii) c’è una reale opportunità di partecipazione popolare(democrazia)? (iii) possono accedere tutti(quote accessibili e accesso alle cariche sociali) e ogni tifoso ha lo stesso peso all’interno? (iv) l’obbiettivo è la valorizzazione della base e del territorio?