Intervista all’associazione Orgoglio Imolese: ‘Diffondere l’amore per i colori dell’Imolese Calcio 1919’

Intervista all’associazione Orgoglio Imolese nata lo scorso autunno dopo un percorso incominciato nell’estate 2023(qui dettagli) assieme alla rete di Supporters in Campo. Visione, obbiettivi e finalità del nuovo gruppo nato per sostenere e salvaguardare il legame tra tifosi, Imolese 1919 e territorio.

Contatti:

FB: Orgoglio Imolese, Imolese Club ‘Ci siamo sempre’

Sito: Orgoglio Imolese

Le problematiche del calcio italiano sono tante, tra fallimenti e mancate iscrizioni le vittime sono sempre i tifosi, perché secondo voi in questa fase storica i supporters e il loro coinvolgimento nella vita dei club possono essere una valida risposta per migliorare il nostro sport preferito?

Perché lo dimostrano i fatti. Il modello di calcio e business a cui si è arrivati non è più sostenibile da anni. Ci sono squadre che vivono costantemente l’incubo del fallimento ogni 4/5 anni. Purtroppo il sistema calcio sembra non accorgersi (o non vuole) del problema e non cerca soluzioni diverse. Il coinvolgimento dei tifosi potrebbe non essere “la soluzione” ma se anche soltanto fosse una parte di essa o un tentativo, va percorso con forza. Male che vada avremo riavvicinato la gente al calcio, che già ci sembra un ottimo successo.

 

Da dove parte la vostra avventura al seguito dell’Imolese, dapprima con il club ‘Ci siamo sempre’ e successivamente con l’evoluzione delle vostre attività in ‘Orgoglio Imolese’?  Quali le tappe più rilevanti finora? 

Storicamente a Imola si è sempre seguito di più il basket e ovviamente il mondo dei motori vista la presenza dell’Autodromo. Il calcio non ha mai avuto gran seguito, salvo alterne vicende e stagioni dove c’è stato qualche picco di partecipazione. Una decina di anni fa con la proprietà di Lorenzo Spagnoli e sua moglie Fiorella Poggi si è costruita una Società sana, con strutture, organizzazione, entusiasmo, marketing, che ha portato l’Imolese dall’Eccellenza ai play off per la serie B. Questo ha fatto nascere il primo vero e proprio Club di tifosi della storia e dato nuovo vigore al gruppo ultras Irriducibili che dura ancora oggi. Il travaglio delle ultime stagioni ci ha spinto a creare Orgoglio imolese, anche per una conoscenza diretta di uno dei fondatori con l’esperienza di Orgoglio amaranto di Arezzo. Purtroppo si rivedono gli stessi problemi: mancanza di organizzazione societaria, dirigenti che cambiano alla velocità della luce, situazione finanziaria debolissima. In tutto ciò, esiste un valido settore giovanile e una storia da preservare, per cui vogliamo aggregare tutte le componenti della tifo per cercare di risolvere alcuni degli attuali problemi.

 

Orgoglio Imolese punta a coinvolgere il maggior numero di appassionati possibile e creare rete con il territorio per avere una voce rilevante nelle questioni chiave che coinvolgono il club: come è stato sviluppato finora e come pensate di ampliarlo?

La nascita è sempre carica di aspettative, entusiasmo e un pizzico di avventura: ci buttiamo e vediamo cosa succede. I problemi dell’Imolese calcio sono noti, quello però che vogliamo fare è aggregare tutte le persone che vogliono bene ai colori rossoblù e dare una mano. Piano piano ci siamo accorti che esistono tantissime persone, dagli ex giocatori, ai genitori dei ragazzi del settore giovanile, ai tanti piccoli imprenditori imolesi, a cui se diamo una struttura associativa, siamo certi che possano essere coinvolti. Non abbiamo la bacchetta magica, ma col tempo pensiamo di porci piccoli obiettivi e dare risposte concrete. Crediamo sia il modo migliore per avvicinare la gente al nostro progetto.

 

Quale è la vostra visione del vostro ruolo? E quale Imolese immaginate per far si che associazione, club e città sviluppino un legame unico?

Il nostro ruolo è fare prima di tutto aggregazione e iniziative di socialità per unire i tifosi, le vecchie glorie i genitori e i ragazzi. Non è vietato divertirsi, anzi, vogliamo proprio organizzare iniziative belle e divertenti, anche per iniziare a raccogliere ricorse come autofinanziamento. A quel punto, con un costante dialogo con la Società che finora c’è e speriamo di preservare, cercheremo di essere utili concretamente. Molti sognano un’Imolese calcio sostenuta dall’imprenditoria locale. Noi pensiamo che se la figura di riferimento e garanzia è un Presidente onesto e serio possa anche non essere di Imola. Però il legame con l’imprenditoria locale e la città è fondamentale. In parte possiamo aiutare noi a svilupparlo. Per adesso con iniziative poi vedremo se sarà il caso di proporci per acquisire l’1% delle quote societarie (una cosa simbolica) sullo stile di Arezzo, adesso però è prematuro fare questi ragionamenti.

 

Quali sono le difficoltà che avete incontrato nello sviluppo delle vostre attività o di diffusione delle vostre idee? Di che tenore sono le relazioni finora sviluppate con il territorio, il club e le istituzioni locali?

Abbiamo iniziato in pochi entusiasti, ma questo è normale. Per una buona idea di pochi, serve tempo e pazienza perché possa essere divulgata. Occorre fare cultura e proporre un progetto. Le relazioni col territorio sono ottime, ma veniamo da due o tre anni in cui si è seminato poco e male, quindi va ricostruita una relazione e una fiducia col territorio. Ci vuole tempo.

 

Quali sono state le ultime attività e quali saranno le prossime iniziative dedicate ai tifosi che avete in programma?

Abbiamo iniziato con cose semplici, puntando molto sul settore giovanile: l’album delle figurine dell’Imolese calcio, una sciarpa pagata da uno sponsor per tutti i ragazzi che giocano nell’Imolese e una lotteria per Pasqua. Il nostro sogno è diffondere l’amore per i colori dell’Imolese calcio affinchè venga vista, percepita e tifata come la prima squadra cittadina e tutti ne vadano orgogliosi. Saremo soddisfatti quando vedremo tutti i ragazzi e le ragazze di Imola andare a scuola con la sciarpa dell’Imolese al collo. Le prossime iniziative sranno due partite di beneficenza giocate dalle Vecchie glorie imolesi, progetto partito qualche anno fa e che stiamo integrando nella nostra associazione, anche perché poi a organizzare le cose siamo sempre i soliti (nota per gli addetti ai lavori: quante volte avete sentito dire o vissuto questa cosa?)

 

Il settore giovanile dell’Imolese ha un’attenzione particolare da parte del vostro gruppo, come lo state supportando e quali i progetti dedicati nel futuro?

In parte abbiamo già risposto, ma una cosa davvero importante e fondamentale è dotare il settore giovanile di strutture adeguate. Per fortuna in passato la presidenza di Lorenzo Spagnoli e Fiorella Poggi ha investito in questo senso e adesso ci ritroviamo con buone strutture (il centro tecnico Bacchilega) ma che necessitano di un’importante e costante manutenzione. Ecco questa è la prossima sfida, ci stiamo muovendo in tal senso, cercando anche di far dialogare amministrazione comunale e Imolese calcio. Poi noi potremo anche dare concretamente una mano.

 

L’associazione Orgoglio Imolese è tra i gruppi che contribuiscono alle attività di SinC: quale è stata la vostra esperienza in questo contesto e quanto il confronto con altre realtà ha inciso sulle vostre scelte o ha ampliato il vostro punto di vista?

Il confronto con altre realtà e persone che ruotano attorno al mondo di SinC è stato e sarà sempre fondamentale. Quando il tuo progetto è lo stesso o simile a quello di decine di altre realtà italiane è fondamentale restare in contatto, confrontarsi e scambiarsi opinioni. Vogliamo davvero ringraziare l’attuale direttivo, perché ci hanno supportato fin da subito, quando ancora Orgoglio imolese era un pensiero o un sogno.

Sinc è il luogo di scambio per le esperienze italiane, tramite questo canale avete avuto modo di instaurare rapporti duraturi tra altre associazioni partecipanti, quali e in quali situazioni? Quanto il confronto vi ha consentito di apprendere soluzioni ed idee valide anche nel vostro contesto?

Essendo molto giovani come associazione, per adesso abbiamo sviluppato relazioni con singoli partecipanti e per origine di uno dei fondatori con Orgoglio amaranto di Arezzo. Il prossimo passo sarà quello di instaurare un dialogo con le realtà più vicine a noi, pensiamo a quelle dell’Emilia Romagna, in modo da aumentare la rete e la forza reciproca.

 

Quali credete siano le sfide future per l’intero movimento, dove sta riuscendo ad incidere la voce dei tifosi e dove invece è necessario secondo voi intervenire per migliorare il nostro apporto al calcio?

Domandona da un milione di dollari. Vogliamo essere molto concreti, a volte ci sentiamo minuscoli di fronte ai grandi Club o davanti agli enormi problemi del calcio. La nostra forza può essere solo la tenacia e la costanza. Dove queste sono riuscite a entrare nel dna dei tifosi, credo si possa parlare di buoni risultati. Ma ci sarà sempre un limite organizzativo, finanziario e societario. Noi tifosi dobbiamo fare i tifosi e gli altri il loro ruolo (presidenti, dirigenti, imprenditori, allenatori e giocatori). Una cosa, per chiudere, sulla quale possiamo e dobbiamo invece fare tantissimo è sul fronte della cultura: dobbiamo in ogni modo proporre un modo sostenibile di fare calcio e promuovere esempi virtuosi di chi fa calcio in modo sostenibile. Questa crediamo sia la nostra sfida e la nostra prerogativa.

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