Una nuova intervista realizzata dagli amici dell’Ideale Bari Calcio(leggi la loro intervista su CommunityFootball.it QUI) su http://www.idealebari.org/ alla realtà italiana di recente costituzione dello Spezia Calcio Popolare.

LE NOSTRE INTERVISTE DI CALCIO POPOLARE, PARTE III: SPEZIA CALCIO POPOLARE

Dopo i primi due appuntamenti con le nostre interviste di calcio popolare, siamo alla terza intervista: questa volta si ritorna in Italia, a La Spezia per la precisione, ed ai nostri microfoni abbiamo Spezia Calcio Popolare, un nuovo sodalizio nato per contrastare le logiche del calcio moderno. Buona lettura!

Come spiegheresti il calcio popolare ad una persona che non ne ha mai sentito parlare?

In poche parole lo spiegherei chiedendosi se ha presente il calcio di una volta, quello dove gli interessi potevano aspettare, quel calcio di “provincia”, di “quartiere”, quello che anche l’anziana signora dell’alimentari del paese il lunedì ti chiede come è andata la partita anche se non sa nemmeno se il pallone sia tondo o quadrato. quello che dà a tutti una possibilità di integrarsi in un gruppo, quello in cui la parola d’ordine è socialità.

Quando nasce il progetto? quali sono i vostri obiettivi? 

L’obiettivo, nella sua banalità, è immenso: fare del bene (e come ha detto il nostro mister al primo discorso alla squadra… anche vincere, è sottinteso) il nostro gruppo nasce nel modo più disparato, ragazzi che provengono da realtà differenti, alcuni da gruppi di stadio, altri da esperienze calcistiche che anche grazie alle realtà già presenti in Italia decidono che è il momento di provare a fare un calcio più genuino anche in una provincia come la nostra.

Perché  avete sentito l’esigenza di creare un gruppo di calcio popolare? 

Per un milione di motivi e per nessuno, probabilmente perché sarebbe stato stupido nemmeno provarci. Spezia è una provincia e come tale ha dinamiche che sono radicate nel tempo che diventano veri usi, sembra quasi normale che le poche scuole calcio esistenti abbiano della solita annata la squadra a-b-c… sembra ancora più normale che il sistema dilettantistico sia talmente fallimentare da avere permesso che ormai da anni non esista più la terza categoria a discapito di una lega UISP che nelle sue fila conta squadre che, ormai di prassi, pagano i giocatori. il nostro obiettivo è creare una realtà snella, sana che permetta ai bambini di poter crescere senza l’affanno del dover arrivare (e poi chissà dove) ed ai genitori di essere tranquilli dell’ambiente in cui fanno crescere per qualche ora a settimana i propri figli; che abbia una prima squadra che ha ben chiaro quello che sta facendo e per quale tipo di valori gli chiediamo di scendere in campo.

Com’è organizzata la gestione collettiva del progetto?

Nonostante siamo ancora alle prime armi, fortunatamente possiamo contare su figure che vengono dalle più disparate esperienze nel calcio sia riferito alla scuola che alla prima squadra. Il fatto di condividere tutti il medesimo obiettivo fa si che la parte operativa possa concentrarsi sulle infinità di cose che ci sono da fare. Tutte le decisioni vengono prese nelle assemblee dei soci fondatori e sempre per votazione (per ora intorno al tavolo di qualche bar, in futuro chi sa). Ovviamente abbiamo tutte le figure “standard” che devono esserci all’interno di un progetto sportivo e la maggior parte delle cariche per ora sono ricoperte dai soci fondatori.

Quali sono le principali difficoltà? c’è stato un episodio o un momento critico di particolare significato nella vostra storia che hai voglia di condividere con noi?

Tocchiamo ferro, incrociamo le dita e tocchiamoci anche le balle… per ora no, ma è davvero troppo presto. Sicuramente se il prossimo anno mi farai la solita domanda ti risponderò in modo diverso.

Le realta’ di calcio popolare stanno aumentando da nord a sud. Pensi che l’ipotesi di creare una sorta di “lega indipendente” avrebbe senso o sarebbe più giusto restare nei circuiti “ufficiali” per continuare a veicolare i nostri valori?

Penso sia importante rimanere nei circuiti ufficiali per dimostrare che davvero il nostro è un sistema, oltre che vincente, possibile. è giusto darci una possibilità di far vedere quanto progetti di azionariato popolare etici possano e debbano essere messi a confronto con le società comuni (e purtroppo ce ne sono tante anche a livello dilettantistico), dove davvero le scelte anche scomode vengono prese dai soci, dove non occorre vendere l’anima al diavolo pur di arrivare. ovviamente creare una rete continuativa e fitta tra tutte le realtà che sposano questi ideali è fondamentale per crescere e confrontarsi. il nostro in bocca al lupo più grande non può che andare a chi ha fatto questo passo prima di noi e che ora è già in eccellenza o in promozione e che, ad oggi, è rimasto fedele alla linea.

Cosa vi gratifica più di tutto del vostro progetto? C’è stato un particolare episodio che racchiude meglio il senso di quello che fate?

Essere 14 soci uniti verso il solito obiettivo e coscienti dell’impegno e dei passi che serve fare, avere una rosa di 24 giocatori e di avere un settore giovanili (per il momento faremo solo 2013-2014-2015) che all’Open Day contava più di 25 bimbi. E di avere una splendida collaborazione attiva sia con il ristorante “La Luna Blu” (centro d’inclusione per autistici) e l’Associazione ANGSA (associazione nazionale genitori soggetti autistici) La Spezia

Alla luce della deriva repressiva in atto in Italia da molti anni, pensi che il calcio popolare sia una risposta efficace da parte del movimento ultras? 

Sicuramente nel calcio minore è possibile vivere scenari che è purtroppo ormai è impensabile vedere seguendo il calcio “convenzionale”. Purtroppo bisogna essere anche consci che le cose possono rimanere spontanee finchè vanno bene a chi decide, è triste dover fare i conti con questa realtà ma ad esempio in una città come la nostra dove fortunatamente i veri problemi di sicurezza ed ordine pubblico praticamente non esistono è facile, per non dire banale, che si arrivi a voler estremizzare e reprimere un movimento popolare giovanile semplicemente perchè scomodo.

Cosa consiglieresti ad un gruppo di persone che vorrebbero intraprendere un percorso simile?

Per il momento abbiamo ancora le spalle troppo strette per permetterci di dare consigli, ascoltiamo però volentieri tutti quelli dati da realtà con più esperienza di noi.

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