Una bella intervista realizzata dagli amici dell’Ideale Bari Calcio(leggi la loro intervista su CommunityFootball.it QUI) su http://www.idealebari.org/ alla realtà romana dell’Atletico San Lorenzo, la polisportiva popolare nata dello storico quartiere di Roma.

LE NOSTRE INTERVISTE DI CALCIO POPOLARE, PARTE I: ATLETICO S. LORENZO

Chi di noi si sarebbe aspettato, dopo esserci sbucciati le ginocchia per strada con i cappotti a far da palo, dopo esserci riuniti attorno ad un televisore a tubo catodico per una qualche finale di un campionato internazionale, dopo aver seguito la squadra della nostra città per chilometri infiniti con la vescica piena di piscio, che ci saremmo incontrati per difendere quegli stessi valori che ci riunivano?

Chi l’avrebbe mai pensato che in ogni parte d’Italia sarebbero nati gruppi di delusi, incazzati, propositivi, entusiasti che dicono no al calcio moderno per dar vita a una nuova corrente e cioè quella del Calcio Popolare?

E’ ciò che sta succedendo in Italia negli ultimi anni. Il calcio sta tornando alla gente. E lo sta facendo con svariate sfaccettature a seconda della città, del luogo, del gruppo di persone da cui prende vita. Tutte le squadre nate e nascenti sono accomunate però da alcuni valori e criteri come l’autofinanziamento, la partecipazione di tutti, l’integrazione tra le diverse fasce della società e non ultimo la passione per lo sport, che non si traduce con “l’importante è partecipare” ma con “l’importante è provare a vincere”. Noi dell’Ideale Bari, vorremmo provare a presentarvi alcune delle realtà del territorio nazionale attraverso piccole interviste. Oggi vi presentiamo l’ Atletico S. Lorenzo!

COME SPIEGHERESTI IL CALCIO POPOLARE AD UNA PERSONA CHE NON NE HA MAI SENTITO PARLARE?

Intanto una precisazione, l’Atletico San Lorenzo, nato come società di Calcio Popolare, nel giro di pochi anni ha visto nascere un settore giovanile, una squadra di calcio a 5 femminile, una squadra di basket maschile, una di basket femminile ed infine una di volley mista diventando quindi è una società di Sport Popolare (anche lo stemma nel tempo è cambiato accogliendo la dicitura “sport popolare”).
Forse questo risponde in parte alla domanda: da un gruppo di “scemi” che voleva andarsi a vedere le partite in libertà, tifare per il proprio quartiere di riferimento, creare un diverso tipo di aggregazione sugli spalti, si è sviluppato poi un progetto che fa del diritto allo sport la propria essenza. In poche parole: Sport popolare è: organizzati con la tua comunità, libera gli spazi, rendili accessibili a chi ne voglia far parte, sii padrone di te stesso e di ciò che stai facendo e se le regole non te lo consentono… forzale!

QUANDO NASCE IL PROGETTO? QUALI SONO I VOSTRI OBIETTIVI?

Il progetto nasce sette anni fa, nell’estate del 2013. L’obiettivo iniziale era da un lato quello di formare una squadra di calcio ad 11 rappresentativa del quartiere e capace di competere nei campionati federali aggregando giovani e non, mentre dall’altro creare una forma di aggregazione sugli spalti libera dalle restrizioni repressive e dagli ingranaggi commerciali del calcio dei padroni.
Oggi, con la crescita del progetto l’obiettivo è anche quello di garantire il diritto allo sport a tutte le fasce senza distinzioni di ceto sociale, di reddito, di status, di etnia, di sesso. E farlo anche bene: dalla formazione dei ragazzi, degli istruttori e tecnici (sportiva e comportamentale), alla crescita sportiva e organizzativa per poter competere nei campionati di riferimento. Il tutto con un occhio di riguardo alle le questioni sociali che attraversano il nostro territorio.

PERCHE’ AVETE SENTITO L’ESIGENZA DI CREARE UN GRUPPO DI CALCIO POPOLARE?

Le esigenze sono state molteplici: da una parte chi voleva giocare e tifare una squadra del proprio quartiere, dall’altra una componente ultras sempre più schifata dal livello repressivo raggiunto nelle curve che voleva cimentarsi in un’esperienza di aggregazione più “libera” che fosse come un “ritorno alle origini”, dall’altra compagni e compagne di alcune realtà del territorio che si erano stufati della politica da “riserva indiana” sempre lontana dalla quotidianità reale dei quartieri.

Con il tempo il progetto si è espanso anche per la sola e pura voglia di fare sport. Sembrerà una battuta ma veramente in alcuni casi è andata così, con gente che si presentava in assemblea dicendo: “Salve, abbiamo visto quello che state facendo con il calcio e ci piace molto, volevamo fare una squadra di basket (o di calcio femminile, o di pallavolo, o di bocce, o di curling, ecc.), si può fare?”
La risposta è sempre stata: “Si può fare tutto, mettiamoci ad un tavolo e capiamo come”. E quindi sono nati gli altri progetti.

Su questo ha certamente influito la centralità del quartiere San Lorenzo, la sua frequentazione da parte della popolazione universitaria, la sua vocazione di “quartiere ribelle” che comunque favorisce un fermento di idee, proposte e novità. In molti casi, invece, le proposte sono partite dagli stessi tifosi della squadra di calcio ad 11, da cui comunque tutto è partito

COM’è ORGANIZZATA LA GESTIONE COLLETTIVA DEL PROGETTO?

In primo luogo l’Atletico San Lorenzo di fonda sul concetto di azionariato popolare: ogni membro deve sentirsi parte del progetto ed ognuno vale uno. Quindi autofinanziamento che vuol dire anche autogestione e partecipazione. Siamo felici e più che orgogliosi del fatto che in questi sette anni, nonostante una crescita incredibile del progetto, non abbiamo mai dovuto cedere alla tentazione di affidarci a sponsor. Inoltre, abbiamo sperimentato come il modello dell’azionariato popolare sia anche quello più sostenibile dal punto di vista economico: se il finanziamento è affidato a 400 soci e socie che credono nel progetto che si sta portando avanti sicuramente avrà meno possibilità di “fallire” rispetto al modello classico delle società sportive basato sulle disponibilità di un presidente, sull’apporto degli sponsor commerciali o sulle cordate di imprenditori vari. Questo assunto lo abbiamo sperimentato anche in questa stagione tribolata a causa dell’emergenza covid: in mancanza degli introiti di eventi ed iniziative, infatti, abbiamo lanciato una campagna di aumento della quota associativa, attraverso la quale, con il contributo di tutti i soci e le socie, siamo riusciti comunque a conseguire l’obiettivo stagionale di chiusura del bilancio.

Dal punto di vista gestionale l’assemblea dei soci costituisce l’organo decisionale della polisportiva. E’ pubblica, solitamente a cadenza mensile, ed è aperta a tutti gli atleti, ai soci dell’azionariato popolare ed ai genitori dei giovani atleti.
Tutte le decisioni importanti e le linee guida sono prese dall’assemblea, ma vista anche la crescita e la complessità del progetto si sono costituiti nel corso degli anni dei gruppi di lavoro trasversali che si occupano delle varie aree di attività. Infine, ci sono gli staff tecnici delle varie discipline sportive che lavorano sempre sotto l’egida e la regia dell’assemblea e sono coadiuvati dai vari gruppi di lavoro. Trattandosi di una polisportiva che conta ormai diversi settori i gruppi di lavoro e gli staff tecnici hanno anche una buona autonomia decisionale.

UN EPISODIO O UN MOMENTO CRITICO DI PARTICOLARE SIGNIFICATO NELLA VOSTRA STORIA CHE HAI VOGLIA DI CONDIVIDERE CON NOI?

Momenti critici ce ne sono stati tanti (e quasi per fortuna perché sennò sai che noia? E poi se qualcuno si incazza vuol dire che si stanno facendo le cose fatte bene). Uno brutto, perché in parte ha significato anche una sconfitta ed una perdita è stato l’auto-allontanamento di una parte della squadra iniziale che faceva riferimento ai “residenti” del quartiere (o meglio, una parte di essi). La storia è però complicata, lunga e non credo abbia senso trattarla in maniera dettagliata. Sicuramente è stato però un brutto momento (e ripeto, in parte anche una sconfitta) dal quale siamo però riusciti a riprenderci anche dandoci linee in parte differenti da quelle iniziali.

LE REALTA’ DI CALCIO POPOLARE STANNO AUMENTANDO DA NORD A SUD. PENSI CHE L’IPOTESI DI CREARE UNA SORTA DI “LEGA INDIPENDENTE” AVREBBE SENSO O SAREBBE PIU’ GIUSTO RESTARE NEI CIRCUITI “UFFICIALI” PER CONTINUARE A VEICOLARE I NOSTRI VALORI?

Noi come Atletico San Lorenzo pensiamo che la cosa che ha più senso sia quella di partecipare a campionati di categoria, perché lo sport popolare è vincente se è competitivo nei confronti dello “sport che a noi non piace”, altrimenti il rischio sarebbe quello di diventare autoreferenziali. L’obiettivo delle nostre squadre dal punto di vista sportivo è, infatti, quello di partecipare ai campionati federali con il fine di dimostrare che un modello di sport alternativo non solo sia possibile ma sia anche vincente sul campo, e con lo scopo di portare i propri valori all’interno delle strutture organizzate e sui campi e gli spalti dove le squadre sono impegnate. Certo poi che l’idea di creare una lega formato da sole squadre di calcio popolare che nel frattempo sono riuscite ad eccellere nei campionati federali è attraente ma ad oggi anche utopistico.

COSA VI GRATIFICA PIU’ DI TUTTO DEL VOSTRO PROGETTO? C’E’ STATO UN PARTICOLARE EPISODIO CHE RACCHIUDE MEGLIO IL SENSO DI QUELLO CHE FATE?

A parte i mille e più momenti di condivisione, aggregazione e goliardia. A parte quel senso di appartenenza radicato nel territorio che ti fa sentire sempre orgoglioso di portare in alto i colori rossoblù (ed anche il giallo). A parte anche le vittorie sul campo: storica la finale del calcio a 5 femminile che ha portato le nostre ragazze in Serie C dopo un’incredibile cavalcata. Ma a costo di sembrare banale, la cosa che più ci rende felici è quando vediamo i ragazzi del settore giovanile che vedono passare i giocatori delle squadre senior: sembra che vedano passare Totti o De Rossi e non ci capiscono più niente. Oppure sentirli in giro per il quartiere e non che cantano i cori ascoltati durante le partite (con forte imbarazzo da parte di genitori a volte). Ecco, li capisci che tutti gli sforzi stanno portando a qualcosa di buono (o forse stiamo rovinando una generazione, dipende).

ALLA LUCE DELLA DERIVA REPRESSIVA IN ATTO IN ITALIA DA MOLTI ANNI, PENSI CHE IL CALCIO POPOLARE SIA UNA RISPOSTA EFFICACE DA PARTE DEL MOVIMENTO ULTRAS?

Certamente ci sono molte differenze tra la militanza ultras classica e quella che si può avere per una squadra di calcio popolare, a prescindere dalla genesi del singolo progetto che può essere, come sappiamo, sviluppatosi in contesti e situazioni ben differenti da caso a caso. Altrettanto certamente siamo coscienti che, volenti o nolenti, il movimento ultras ha rappresentato (e in parte continua a rappresentare) la principale forma di aggregazione giovanile nel nostro paese da oltre cinquant’anni, e che durante tutto questo lasso di tempo ha mutato pelle e si è evoluto (in meglio e anche in peggio) cambiando continuamente ma fortunatamente mai morendo del tutto, come invece molti benpensanti auspicherebbero. E’ difficile dire se il calcio popolare può essere una risposta, questo dipende come dicevamo da molti elementi, anche e soprattutto relativi alla singola esperienza. Certamente può esserla nel momento in cui si ripropone di riportare al centro della “militanza ultras” alcuni valori in parte persi dallo stesso movimento (o almeno in alcune situazioni e in alcune piazze perché anche qui è difficile fare un’analisi generalizzata) quali l’aggregazione, lo stare insieme, la goliardia, la voglia di sostenere i colori aldilà del risultato, l’identificazione con quelli che scendono in campo che rappresentano i tuoi stessi ideali.

COSA CONSIGLIERESTI AD UN GRUPPO DI PERSONE CHE VORREBBERO INTRAPRENDERE UN PERCORSO SIMILE?

In primis di sapere che di lavoro da fare ce n’è tanto ma di non farsi troppe pippe mentali. Le cose accadono e non si riescono sempre a prevedere, ma alla fine tutta la fatica, tutto l’impegno, portano a qualcosa di buono. Le esperienze di sport popolare fiorite in tutta Italia dimostrano che ancora si può fare molto, che non è vero che, come spesso ci martellano o anche ci autoflagelliamo, siamo in un’epoca in cui non può nascere niente di buono a livello aggregativo e politici. Siamo invece la dimostrazione che credendoci e sporcandosi le mani i sogni e le utopie si possono anche realizzare, e a volte la realtà li supera anche. Ed in ogni caso siamo convinti che comunque andrà ne è valsa la pena.

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