Una nuova intervista realizzata dagli amici dell’Ideale Bari Calcio(leggi la loro intervista su CommunityFootball.it QUI) su idealebari.org/, questa volta è il turno del Centro Storico Lebowski, realtà fiorentina di sucesso nata da un gruppo ultras disilluso dal calcio moderno.

LE NOSTRE INTERVISTE DI CALCIO POPOLARE, PARTE IV: CS LEBOWSKI

COME SPIEGHERESTI IL CALCIO POPOLARE AD UNA PERSONA CHE NON NE HA MAI SENTITO PARLARE?

Quello che si intende generalmente come “calcio popolare” ci sembra di poter dire che sia un progetto che non prevede la presenza di un padrone o di un grande mecenate, ma la proprietà collettiva e l’azionariato popolare, il che significa che le decisioni, le azioni e il finanziamento del progetto sono a carico della collettività a cui la squadra fa riferimento. È un calcio che punta a essere tagliato su misura della propria comunità, in cui il tifo e la passione tornino a essere centrali.

QUANDO NASCE IL PROGETTO ? QUALI SONO I VOSTRI OBIETTIVI?

Il Centro Storico Lebowski nasce nel 2010, dopo sei anni in cui il nucleo fondatore era semplicemente il gruppo ultras dell’A.C. Lebowski, squadra che non era però sotto il controllo e la gestione dei tifosi, era soltanto scarsa ed era stata arbitrariamente scelta come squadra del cuore dai suddetti ultras. La nascita del nuovo club segna la svolta, il passaggio alla proprietà collettiva e alla totale autogestione, che consentiranno gli enormi passi avanti fatti poi negli anni, sia dal punto di vista dell’organizzazione, che della socialità, che dei risultati. L’ obiettivo è portare il nostro modello più in alto possibile. E “più in alto” non vuol dire una cosa precisa, non vuol dire solo migliori risultati sul campo, non solo più aggregazione quindi più soci, non solo più entusiasmo. Un mix di tutte queste cose e di altre ancora. Vorremmo anche, negli anni, affrontare nei nostri campionati un numero sempre maggiore di squadre organizzate in modo simile a noi, che anche in queste categorie possano avere un pubblico e una comunità attiva e militante.

PERCHE’ AVETE SENTITO L’ESIGENZA DI CREARE UN GRUPPO DI CALCIO POPOLARE?

È una scelta che non nasce “a tavolino”, e questo forse è proprio uno dei punti di forza. Non abbiamo nemmeno mai usato tanto la categoria di “calcio popolare” nei nostri discorsi, per quanto ci riconosciamo in un certo mondo. Un po’ perché il calcio, almeno come concetto, è per sua natura popolare, un po’ perché agli inizi il nostro discorso era più sul “calcio minore”, come rifugio sicuro dove poter fare il tifo senza i costi altissimi, le atmosfere finte e la grande repressione degli stadi di Serie A. Insomma, gli ultras dell’ A.C. Lebowski nascono nel 2004 dall’ esigenza di fare il tifo liberamente e divertirsi. Il Centro Storico Lebowski nasce nel 2010 dalla maturazione di quell’ esperienza e dalla volontà di creare qualcosa di davvero nostro e davvero forte.

COM’è ORGANIZZATA LA GESTIONE COLLETTIVA DEL PROGETTO?

All’incirca due anni fa abbiamo trasformato la struttura societaria, passando da ASD a cooperativa sportiva, poiché questo rispecchiava maggiormente il reale funzionamento del progetto e ci dava qualche strumento utile in più. L’organo di indirizzo generale è l’Assemblea dei Soci, a cui tutti i soci (attualmente poco più di 800) possono partecipare. C’è un Consiglio d’Amministrazione di 7 persone (tra cui viene scelto un presidente) elette dai soci ogni due anni, che funge da organo esecutivo. Ci sono poi i gruppi di lavoro (amministrazione, eventi, comunicazione, rapporti col territorio, merchandising, partnership e sponsor, bandi e progetti), a cui ogni socio può liberamente partecipare, che realizzano nel concreto le attività che si sono decise. E poi c’è tutta la parte sportiva: prima squadra maschile e femminile, calcio a 5 FIGC, juniores, scuola calcio, squadra amatoriale maschile e femminile, tutti con il loro staff, le riunioni d’area, gli istruttori.

QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFICOLTA’? C’E’ STATO UN EPISODIO O UN MOMENTO CRITICO DI PARTICOLARE SIGNIFICATO NELLA VOSTRA STORIA CHE HAI VOGLIA DI CONDIVIDERE CON NOI?

Le difficoltà accompagnano tutta l’attività quotidiana, gestire tutti gli aspetti sopra elencati con la sola militanza e i soli sforzi volontari è davvero un’impresa titanica. Per molti e molte di noi il Lebowski è il principale pensiero nella vita, a parte il mettere il pane a tavola. Solo così riusciamo a far fronte a tutte le difficoltà e a mantenere certi livelli organizzativi e sportivi. Un momento di particolare difficoltà, sarà pure banale dirlo, ma è proprio questo della “convivenza” col Covid, perché la grande ricompensa a tutti i nostri sforzi, quello che ti fa andare avanti, di solito è proprio poter godere di momenti collettivi completamente selvaggi e liberi, cosa che al momento è impossibile. Ma, pur riconoscendo la difficoltà del periodo, le sfide non ci spaventano.

LE REALTA’ DI CALCIO POPOLARE STANNO AUMENTANDO DA NORD A SUD. PENSI CHE L’IPOTESI DI CREARE UNA SORTA DI “LEGA INDIPENDENTE” AVREBBE SENSO O SAREBBE PIU’ GIUSTO RESTARE NEI CIRCUITI “UFFICIALI” PER CONTINUARE A VEICOLARE I NOSTRI VALORI?

Su questo non abbiamo dubbi, a noi piace giocare i campionati “veri”, per veicolare lì, dove si concentrano i milioni di persone che nel nostro paese seguono il calcio, il nostro modello e i nostri valori, ma ancor prima perché il calcio è un gioco magico e lungo lo scorrere dei campionati si accavallano le nostre fantasie fin da quando siamo ragazzini. Noi vogliamo vedere il Lebowski giocare una partita di campionato a San Siro. Magari non succederà mai, ma non c’è motivo di mettersi limiti e privarsi dei sogni.

COSA VI GRATIFICA PIU’ DI TUTTO DEL VOSTRO PROGETTO? C’E’ STATO UN PARTICOLARE EPISODIO CHE RACCHIUDE MEGLIO IL SENSO DI QUELLO CHE FATE?

Quei novanta minuti della domenica, in cui tutti gli sforzi fatti in settimana si sublimano in un godimento collettivo, sono essi stessi il senso di quello che facciamo. Gli ultras, i bambini, i genitori, i normali tifosi a soffrire e gioire come un sol uomo. Così come lo sono anche i grandi eventi, ad esempio la Sagra, in cui tutti e tutte siamo impegnati. Quando siamo tutti insieme e riusciamo a modellare la realtà che ci circonda, lì che è gratificazione. Non diremmo quindi che c’è un episodio in particolare.

ALLA LUCE DELLA DERIVA REPRESSIVA IN ATTO IN ITALIA DA MOLTI ANNI, PENSI CHE IL CALCIO POPOLARE SIA UNA RISPOSTA EFFICACE DA PARTE DEL MOVIMENTO ULTRAS?

Sicuramente le dinamiche repressive in atto nel calcio maggiore sono una delle cause per cui sempre più persone, anche provenienti dalle curve di A, si avvicinano al calcio popolare. Attenzione però, perché questo dà molte soddisfazioni ed è la strada che anche noi consigliamo, ma non mette certo al riparo dalla repressione. Noi, dopo aver scalato alcune categorie, abbiamo dovuto farci i conti, e a quanto ricordiamo anche voi dell’Ideale. La repressione si abbatte ovunque qualcuno si organizzi materialmente per proporre modelli alternativi a quelli del profitto e dell’ordine costituito. Se sempre più gente militerà nel calcio popolare, se i progetti cresceranno e “minacceranno” l’egemonia dell’attuale modello di calcio, arriverà anche sempre più repressione. Questo non deve intimidirci ma è bene esserne consapevoli.

COSA CONSIGLIERESTI AD UN GRUPPO DI PERSONE CHE VORREBBERO INTRAPRENDERE UN PERCORSO SIMILE?

Questa è una domanda davvero difficile, perché in verità non crediamo che, specie quando si parla di un gioco, che quindi è anche composto da tanta irrazionalità e magia, possano esistere modelli prodotti a tavolino che poi si rivelano sempre efficaci. Ogni luogo e ogni tempo ha le proprie caratteristiche, quindi forse il consiglio è proprio ascoltare prima di tutto i propri bisogni e desideri, e quelli della comunità umana che ci vive vicino e che vorremmo coinvolgere. Non inseguire modelli altrui ma autodeterminarsi, provare a costruire la propria felicità e vedere se coincide con quella di tante altre persone.

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