Una nuova intervista realizzata dagli amici dell’Ideale Bari Calcio(leggi la loro intervista su CommunityFootball.it QUI) su idealebari.org/, questa è il turno della realtà del Palermo Calcio Popolare.

LE NOSTRE INTERVISTE DI CALCIO POPOLARE, PARTE V: PALERMO CALCIO POPOLARE

1) Come spiegheresti il calcio popolare ad una persona che non ne ha mai sentito parlare?

Il calcio popolare è il calcio per come dovrebbe essere, il calcio nella sua purezza, il calcio delle origini, un calcio accessibile a tutti, che metta al primo posto il piacere del gioco, un calcio che diventa comunità, tra soci, sostenitori, giocatori. Un calcio dove i soldi contino il meno possibile, un calcio dove il risultato diventa obiettivo dei 90 minuti ma non ossessione, un calcio dove uno sponsor non metta bocca su nulla, un calcio dove l’importanza del sostegno della gente diventa davvero protagonista.  Un calcio più sostenibile e più vicino alle possibilità di tutti.

2) Quando nasce questo progetto, quali sono i vostri obiettivi?

Siamo partiti quasi per scherzo in 13, davanti a una birra, nel Pub di uno dei nostri soci, che è anche stata la nostra sede per i primi anni della nostra attività. Come puoi capire dopo qualche birra, si dicono tante cose, molte delle quali il giorno dopo non si ricordano nemmeno, e invece questa idea il giorno dopo la ricordavamo tutti, e ci abbiamo cominciato a lavorare.  La data di fondazione è 29 febbraio 2015, con la fondazione abbiamo creato dopo varie discussioni, uno statuto che raccoglie al suo interno i valori che stanno alla base della nostra idea di calcio: tra le altre cose, maglia senza sponsorizzazioni, numeri dall’ 1 all‘11, rifiuto di ogni differenza di genere, sesso, razza, religione, idea che il calcio debba essere accessibile a tutti, niente soldi ai giocatori, ecc. ecc.

Il nostro statuto è la base di ogni nostra scelta, è il nostro punto di riferimento.

Nello statuto sta anche la risposta al perché nasce questo progetto e a quali obiettivi si vuole ambire: Mettere il tifoso al centro di tutto, ovvero renderlo proprietario della propria squadra e partecipe ad ogni decisione ed iniziativa. Senza i tifosi non esiste il calcio, e quello che oggi avviene ai massimi livelli è esattamente quello che noi detestiamo. Vi è ormai un totale distacco tra i proprietari che in quanto finanziatori, che ritengono di poter fare e disfare a proprio piacimento di qualcosa che in realtà appartiene ad una comunità, più o meno vasta, a seconda delle città, ma pur sempre simbolo e rappresentazione di una cultura e di valori. Oggi abbiamo squadre che appartengono a dei marchi, che cambiano perfino i colori sociali e simboli, questo per noi è inaccettabile e per questo abbiamo creato qualcosa che sia NOSTRO , e che giorno dopo giorno diventi sempre più comunità. Il calcio deve tornare ad essere aggregazione, passione, goliardia, tutte cose che si respirano nelle nostre partite.

3) Perché avete sentito l’esigenza di creare un gruppo di calcio popolare?

Nel 2015, anno di nascita della nostra idea di società sportiva, il Palermo, la Nostra squadra del cuore, era ostaggio di Zamparini, che gestiva la squadra della nostra città e dei suoi cittadini, come fosse un suo giocattolo, con le conseguenze che da lì a poco avrebbero portato la società al fallimento che, a nostro avviso (già in tempi non sospetti), non solo sarebbe stata inevitabile, ma era il vero obiettivo, visto la gestione della proprietà. Molti di noi avevano deciso di non entrare più allo stadio in segno di protesta e di andare solo in trasferta. In più avevamo deciso di non aderire alla tessera del tifoso, e dopo i primi tentativi di seguire la squadra in trasferta senza tessera, la possibilità di stare vicino sempre alla squadra era diventata impossibile. Da qui la spinta a creare qualcosa che fosse nostro, con le nostre idee di calcio, qualcosa che fosse davvero contro il calcio moderno, al di là dei semplici slogan da urlare o da stampare su una maglia.

Noi ovviamente, non ci siamo mai posti in contrapposizione con il Palermo, che dopo il fallimento, continuiamo a seguire e che sempre resterà la Nostra squadra, ma soprattutto l’unica squadra espressione della città di Palermo. L’Aquila è scolpita nel nostro cuore e nelle nostre vene scorre sangue rosanero. Tuttavia la gestione scellerata e irrispettosa della vecchia proprietà è sotto gli occhi di tutti, e non possiamo che contestarla, pur restando vicini alla maglia. Chiarito questo, L’idea di calcio popolare come ti dicevo è l’idea di un calcio accessibile a tutti, dove tutti attraverso il proprio contributo possano entrare da protagonisti in una comunità che porta avanti i valori sui quali siamo nati e che ci identificano, tuttavia ci teniamo a precisare che siamo slegati da colori o appartenenze politiche, tra di noi ci deve essere condivisione di quei valori di cui ti parlavo prima :rifiuto di ogni differenza di genere, sesso, razza, religione, etnia, livello sociale, che per noi sono valori di viver civile e soprattutto i valori che Palermo attraverso il suo Genio, nume tutelare della città, si onora di difendere e tramandare.

Noi Palermitani siamo arabi, greci, normanni, bizantini, spagnoli, indiani, cinesi.
Tutto questo è rappresentato dal “Genio” o “Palermo”, il Genius Loci a cui è affidata la tutela della città e dei suoi abitanti. Non è ben chiaro come sia nato il culto di Palermo, la leggenda che più rappresenta lo spirito della città è quella che narra di un ricco e saggio signore che viaggiava per diletto, e sopravvissuto a tre giorni e a tre notti di tempesta in mare, approdò nella nostra terra dove trovò un vero e proprio paradiso terrestre e grazie ai suoi frutti si rifocillò.
S’innamorò di questa magnifica terra al tal punto di farla diventare dimora per sé e per chi come lui volesse ritagliarsi un angolo di paradiso. Chiamò i migliori artisti, ingegneri, artigiani, architetti affinché la facessero grande, unica e splendente.
Palermo è raffigurato come un maestoso vecchio con atteggiamento austero, barba e baffi fluenti con al capo una sontuosa corona, con ai piedi un cane accovacciato a emblema della fedeltà e a un braccio avvinghiato un grosso serpente che rappresenta la prudenza, rinascita, fertilità e conoscenza, la cui testa si reca imperturbabilmente al cuore per suggere linfa vitale.
Il Genio di Palermo viene considerato tradizionalmente la personificazione della Città e il simbolo dei suoi abitanti, indipendentemente dalla origine e dall’apparenza etnica, culturale, religiosa e sociale, la sua immagine caratterizza la nostra città e le dà identità.

4)Com’è organizzata la gestione collettiva del progetto? 

Siamo circa 25 soci e circa 100 sostenitori, l’assetto societario della nostra squadra mette i propri Soci in condizione di prendere, tramite votazione, qualsiasi decisione. Dall’organizzazione delle trasferte o di alcuni eventi, alla scelta del materiale sportivo, dalla produzione di felpe, tshirt, cappellini o adesivi. Spesso dopo un prima passaggio ai soci, coinvolgiamo anche i nostri sostenitori. Qualche anno fa, ad esempio, abbiamo deciso di fare scegliere proprio a loro, ai Sostenitori, una delle maglie da gioco da far indossare ai nostri ragazzi. E’ stata una scelta importante, una dimostrazione di come chi ci sostiene è il custode del nostro progetto, oltre che il proprietario.

Da un punto di vista strettamente finanziario, i soci partecipano con una quota mensile (assolutamente accessibile a tutti), più una quota per andare in trasferta, mentre i sostenitori partecipano con una donazione annuale, in più collette, vendita di materiale della squadra, come sciarpe, cappellini, felpe, qualche festa, e il contributo di alcune attività commerciali, che ci fanno delle piccole ma significative donazioni, considerando il fatto che per statuto non accettiamo sponsorizzazioni sulle maglie, cosa che ci rende complicata attingere a delle sponsorizzazioni tradizionali.

I costi maggiori sono legati all’affitto del campo, visto che non esistono campi comunali a Palermo, all’iscrizione al campionato,ai tesseramenti.

Per le trasferte ci organizziamo  quasi sempre con le macchine e grazie all’aiuto dei giocatori e dei sostenitori riusciamo ad abbattere i costi.

I nostri giocatori, ai quali va la nostra più completa gratitudine, non percepiscono alcun rimborso, nonostante gìà a questi livelli tutte le società riconoscono dei soldi ai propri atleti.

I nostri guerrieri si sono sempre calati nella nostra idea di calcio e hanno dimostrato che è possibile fare calcio e ottenere buoni risultati anche senza soldi. Abbiamo vinto 2 campionati, abbiamo fatto deu volte i play off, e quast’anno, prima dello stop, eravamo partiti con 2 vittorie in altrettanti match.

Non finiremo mai di ringraziarli.

5) Un episodio o un momento critico di particolare significato nella vostra storia che hai voglia di condividere con noi?

La gestione non è sempre facile, nessuno di noi svolge questa attività come professione, e quindi portare avanti tutte le nostre attività, che non si limitano solo alla prima squadra, ma anche al settore giovanile(totalmente gratuito) e alla scuola calcio (gratuito per chi ha un ISEE inferiore ai 6000 euro e con una quota simbolica di 10 euro per tutti gli altri), è davvero impegnativo e stancante.

Ogni anno ci poniamo la domanda se siamo nelle condizioni di andare avanti, qualcuno ci ha lasciato, altri si sono avvicinati, ma ogni persona che si allontana la viviamo come una sconfitta, sono piccole e grandi ferite e che mettono a dura prova la nostra resistenza. Tuttavia fino ad oggi abbiamo trovato la voglia di continuare. La forza ce la danno le prestazioni dei nostri giocatori, la loro sete di continuare, la loro voglia di ricominciare nonostante tutto il periodo che stiamo attraversando, la forza ce la danno i giovani del settore giovanile che hanno la possibilità di misurarsi con realtà altrimenti inaccessibili, la forza ce la danno i nostri bambini della scuola calcio, che senza di noi (senza falsa modestia), non avrebbero possibilità di giocare a pallone. E su tutti porto la mia esperienza personale, senza vergogna. Mio figlio, adesso 8 anni, finalmente, all’improvviso ha avuto voglia di fare calcio. Un compagnetto di scuola gli ha fatto venire voglia e gli ha chiesto di andare nella sua scuola calcio. Allora per farlo contento ci siamo andati a informare sui costi.

Mi hanno sparato una cifra che onestamente non è accessibile a tutti, soprattutto in periodi di crisi come questo. Ho dovuto spiegare a mio figlio che non era possibile, e gli ho proposto di fare calcio da “noi”, sebbene non avrebbe avuto al compagnia del suo amico. Ebbene, oggi mio figlio non vede l’ora che arrivi il momento di mettersi completino e scarpette per andare al campo a divertirsi. Potete probabilmente immaginare la mia gioia, sia come genitore, sia come socio del PCP.

6) Ipotesi Lega Indipendente o circuiti ufficiali?

Siamo contenti che molti ragazzi in giro per l’Italia e per l’Europa abbiano la voglia di portare avanti un modello di calcio più vicino alla gente, ognuno con le sue peculiarità e con le giuste e inevitabili differenze.

Certamente sarebbe bello confrontarsi con ognuna di loro, sia fuori dal campo, sia dentro il campo, tuttavia mi sembra un qualcosa di utopico, considerando l budget davvero limitati e le distanze. Già incontrarsi singolarmente per delle riunioni per noi è sempre stato impossibile, immaginare di spostare 20 persone lungo lo stivale non riesco davvero ad immaginarlo.

Di conseguenza l’adesione ai circuiti federali ufficiali credo sia inevitabile, ma anche importante perché a livello di visibilità e di seguito ti da sicuramente più risalto. I giocatori e noi vogliamo misurarci con le squadre federali è inutile nascondersi. La partecipazione a tornei di altro tipo, per quanto importanti e rispettabili, onestamente non è la stessa cosa.

7) Cosa ti gratifica di più nel Vs. progetto? Un particolare episodio che racchiude al meglio il senso di quello che fate?

Senz’altro quando gli spalti sono pieni per noi è una grande soddisfazione

Qualche anno fa, per la finale play off, abbiamo portato al campo, circa 500 persone, quando sono arrivato in vespa, una mezz’ora prima del calcio d’inizio ho pensato fosse successo qualcosa, non potevo credere ai miei occhi, sembrava di stare in uno stadio vero, una quantità di persone assolutamente fuori da ogni previsione, una giornata speciale, il coronamento di un progetto  di sport, di supporto, di inclusione, di tutto ciò che siamo. Da lì, un pò tutti si sono accorti di noi, scrittori, i media locali, tv , radio, giornali, perfino la BBC che ha fatto un documentario su Palermo, ha raccontato la nostra storia.

Quando ci pensiamo ci viene da ridere, magari pensano di trovare i classici dirigenti sportivi, giacca e cravatta e frasi fatte, e invece si trovano davanti dei ragazzi tra i 30 e i 50 anni, con felpa e jeans, con la birra in mano che tutto sembrano, fuorchè dei dirigenti di una squadra.

La città si è accorta di noi quasi subito, e ci segue con simpatia.

8)Alla luce della deriva repressiva, pensi che il calcio popolare sia una risposta efficace da parte del movimento ultras?

Tra di noi ci sono ragazzi di curva, gli ultras rosanero hanno apprezzato il valore sociale e le iniziative che stiamo portando avanti. Tuttavia al nostro interno, sia tra i soci che tra i sostenitori, ci sono persone che non provengono da questo background, ma che si sono appassionate al lato sportivo e sociale del nostro progetto. Sull’efficacia non sono in grado di risponderti, sicuramente però è una risposta coerente.

Oggi quando vedo e sento cori, striscioni o pezze contro il calcio moderno, mi chiedo quali siano le reali iniziative portate avanti per combatterlo . Il calcio popolare ancora rappresenta un angolo, piccolo ma significativo, di libertà. Dobbiamo fare di tutto per proteggerlo, per salvaguardare la nostra coerenza e riuscire a portarla avanti.

Viva il calcio popolare, davvero Against Modern Football

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