In questi giorni la definizione ‘azionariato popolare’ è tornata in auge dopo l’annuncio del prossimo lancio dell’iniziativa di diversi facoltosi tifosi interisti, guidati da Carlo Cottarelli, che in queste ore si apprestano a lanciare un sondaggio per cogliere l’umore dei tifosi in merito alla proposta dell’economista di partecipare al capitale sociale dell’Inter attraverso Interspac SRL. A cui si aggiungono la colletta lanciata dalla proprietà del Catania, accolta con giusto scetticismo dai supporters locali, e altre estemporanee iniziative volte a tappare i buchi che la pandemia e le gestioni scellerate di numerosi club hanno prodotto nelle casse delle nostre società sportive.

Sulle incorrettezze della presentazione dell’iniziativa dell’Inter ne avevamo già parlato tempo addietro in questo post: ‘Interspac, Cottarelli e modello Bayern: un po’ di chiarezza’, e pur sottolineando l’aspetto positivo dell’apertura di un dibattito sul tema della partecipazione dei tifosi nei propri club, che sta coinvolgendo numerose testate giornalistiche e tanti supporters delle più disparate realtà calcistiche professionistiche e non, è opportuno tornare ad evidenziare come la vera partecipazione sia altra cosa rispetto a quanto si sta profilando all’Inter e nella maggior parte delle iniziative abbozzate in queste settimane.

Più volte da queste pagine si è criticato l’uso della definizione di ‘azionariato popolare’ usata per gettare in un unico calderone iniziative che in realtà hanno basi e principi profondamente diversi tra loro. Con ”azionariato popolare”, e spesso anche con ”crowdfunding”, si indicano iniziative che prendono una forma di contributo di solidarietà una tantum per contribuire direttamente alle casse dei club che però rappresentano solo un intervento che non risolverà la necessità di solidità economica, non consentono al tifoso di incidere in maniera significativa e che, sopratutto, non permettono quel giusto coinvolgimento dei tifosi necessario per sviluppare un vero legame con il territorio di riferimento utile ad incentivare una vera e propria economia che si crea con la partecipazione attiva.

Partecipazione attiva che DEVE essere democratica, inclusiva e aperta a tutti e che si può configurare come vera ‘partecipazione popolare’ solo se condotta ‘dal basso’, dall’indipendente iniziativa dei tifosi, attraverso associazioni o cooperative che creano un contenitore con una propria struttura interna che consente ai supporters di organizzarsi correttamente per rappresentare in un’unica voce le proprie istanze al club, fino anche a parteciparne attivamente al capitale, ispirandosi ai principi di:

Democraticità: i meccanismi interni, certificati dallo statuto dell’associazione/cooperativa, garantiscono la massima democraticità con il principio del ‘una testa un voto’ a prescindere dalla quota di adesione

Indipendenza, di proprietà e gestiti dai tifosi: nascono da una ‘iniziativa ”dal basso” dei tifosi e sono gestiti attivamente dagli stessi attraverso le votazioni, la partecipazione agli eventi e i contributi sia in termini economici sia di idee, proposte e suggerimenti.

Focalizzati sulla comunità: l’attività dell’associazione non riguarda solo i rapporti con il Club ma si occupa anche di sviluppare una fitta rete di interazione con la comunità di riferimento, facendosi promotore di iniziative volte all’integrazione sociale e alla potenziale creazione di sinergie economiche che valorizzino, sfruttando l’effetto mediatico dei Club, l’economia e le tradizioni locali.

Non esclusivi: le quote di adesione devono essere sostenibili e accessibili a tutti, sono strutturate per consentire l’accesso all’associazione di tifosi a tutti indipendentemente dalla condizione economica del socio. Questo affinché la democraticità sia, oltre che formale, sostanziale, con la reale possibilità di incidere sulle scelte di indirizzo.

Qui l’approfondimento su: ‘Spirito e i principi fondanti dell’attività associativa’

Le finalità delle attività associative devono comprendere:

– Incoraggiare il board dirigente del Club a tener conto degli interessi di tutti i tifosi (sia residenti nei confini nazionali che all’estero) e della comunità locale (imprese locali, residenti, autorità, associazione della società civile, tessuto culturale e scolastico ecc…) quando si prendono decisioni che hanno un impatto su di loro

– Coinvolgere attivamente e professionalmente tutte le parti interessate su temi legati al club

– Agire come mezzo di comunicazione tra i tifosi e la dirigenza del club

– Incentivare discussioni su tematiche rilevanti da presentare all’attenzione del club(Stadio, Governance, relazioni istituzionali)

– Promuovere attivamente la pratica sportiva a tutti livelli incoraggiando lo sviluppo del calcio di base e giovanile

– Collaborare con istituzioni e altre associazioni su questioni comuni come prezzi dei biglietti, orari dei match ed ogni aspetto legato al tifoso

– Partecipare attivamente alla gestione della società sportiva

Se si vuole creare quindi una realtà che rappresenti correttamente ed efficacemente il tifo e la comunità locale ci si deve organizzare tenendo in considerazione i tempi necessari a strutturarsi e al grande lavoro necessario per essere efficacemente calati ed integrati con il territorio.

Approfondimento: ‘Costruire partecipazione attraverso un’associazione di tifosi’

Non necessariamente lo scopo sociale iniziale deve essere l’ingresso in società, anzi quello è uno step che va fatto gradualmente e solo quando si è strutturati e solidi, ma intanto si può crescere e lavorare attivamente per la propria società. La fanbase può sviluppare infatti forme intermedie di relazione/fanengagement cooperando su aree di interesse comune(I modelli di influenza dei tifosi. Le 7 vie per la partecipazione attiva).

Tale forme di collaborazione e confronto possono essere propedeutiche all’evoluzione dei rapporti delle parti, gettando le basi per una crescita nel tempo, e anticamera di un effettivo coinvolgimento dei tifosi nella proprietà del club. Instaurando dei programmi di lavoro comune sia club che tifosi possono nel tempo raffinare e rendere maggiormente efficaci le rispettive strategie di coinvolgimento attivo.

Non necessariamente quindi l’associazione deve detenere quote per essere incisiva nei confronti della propria società sportiva, ma ampliando la propria attività e rappresentatività può accreditarsi come interlocutore privilegiato con il club e svolgere il ruolo di portavoce delle istanze della tifoseria proponendo soluzioni condivise per migliorare tutti gli aspetti che riguardano le relazioni con i tifosi: governance, matchday, ticketing, attività sociali, marketing, sicurezza, relazioni con la comunità di riferimento e soprattutto può lavorare come centro di aggregazione e promozione dell’attività sportiva andando ad unire tutte le realtà che fanno dello sport(di qualsiasi genere) la propria funzione primaria.

La vera partecipazione popolare è quella dei club tedeschi: il modello tedesco infatti è basato sull’associazionismo che ha le sue radici profonde nel percorso storico di emersione delle società sportive in Germania(qui un approfondimento). Tutte le società sportive hanno forma giuridica di associazioni di persone: i club sono associazioni democratiche gestite dagli associati e vengono inserite nei registri ufficiali, rendendole ufficialmente associazioni registrate – o “Eingetragener Verein“, abbreviato in “e. V. “, lettere che compaiono oggi nei nomi completi della maggior parte delle squadre di calcio tedesche(qui un approfondimento). Questa è la forma standard, le realtà sportive(che comprendono le più diverse discipline) sono quindi guidate dall’associazione che coordina i gruppi sportivi che ne fanno parte attraverso l’assemblea degli associati.

A questa norma esiste una deroga: il 50+1, introdotta per consentire una ristretta possibilità di investimenti esterni che però non possono superare il 49% delle quote della divisione calcistica che viene scorporata dall’associazione madre. In questo ambito rientra il Bayern:

il club calcistico è stato scorporato dalla polisportiva guidata dalla Bayern München e.V.(associazione sportiva di persone con 295.000 soci, dati Agosto 2020) che però continua a detenere il 75% della divisione calcio Bayern München AG(società di capitali), in questa esercita il 100% del potere decisionale ed esprime l’intera rappresentanza nel CDA, con Audi, Allianz e Adidas con pari quota all’8,33% ciascuno, che partecipano esclusivamente alla ripartizione degli utili di esercizio senza avere alcuna rappresentanza nella dirigenza..

Questo tipo di partecipazione favorisce anche un processo di responsabilizzazione dell’associato/tifoso, contribuendo all’indirizzo del proprio club infatti si comprendono dinamiche e principi da cui spesso il supporters è escluso: dall’idea di sostenibilità economica, delle politiche di ticketing, della gestione degli impianti sportivi, dell’organizzazione e amministrazione del matchday e delle trasferte nell’accoglienza dei tifosi di casa e ospiti, alla gestione dell’ordine pubblico prima, dopo e durante le partite.

Di seguito alcuni approfondimenti sul modello tedesco:

Alle origini del modello tedesco: dall’associazionismo al 50+1

Il modello tedesco tra socialità e partecipazione

Il calcio tedesco e la deroga del 50 + 1

In conclusione la chiave per comprendere e identificare le diverse iniziative sta nella reale capacità del singolo associato di poter incidere concretamente e dall’obbiettivo di diventare un centro di aggregazione per la comunità di riferimento. Democraticità, indipendenza, inclusività e apertura a tutti sono le discriminanti da individuare per distinguere la vera partecipazione dal contributo di solidarietà in cui il tifoso è considerato un semplice bancomat. E la vera partecipazione non può non passare da una adeguata strutturazione di un’associazione di tifosi che è un processo che richiede tempo e ottima organizzazione per creare una vera rete sociale con il territorio. Oltre a ciò, se si punta a replicare il modello tedesco, o più correttamente a prenderne spunto per adattarlo al contesto italiano, è imprescindibile considerare la necessità del supporto da parte delle istituzioni locali e nazionali. In Germania infatti la partecipazione attiva non solo è regolamentata, come evidenziato in precedenza, ma è anche sostenuta da particolari programmi sociali(integrazione, lotta alle disuguaglianze e discriminazioni di ogni tipo) veicolati da strutture che vedono impiegati i tifosi stessi nella promozione di politiche di aggregazione e di sensibilizzazioni su specifiche tematiche. Nel modello tedesco si è colto il potenziale della fanbase nel veicolare e diffondere iniziative sociali portate avanti dall’amministrazione locale e nazionale che contemporaneamente consentono la crescita dalla base degli associati di ciascuna realtà. Associati che possono essere ‘passivi’, ovvero partecipare solo ai meccanismi di indirizzo del club attraverso le assemblee, ma anche ‘attivi’ potendo usufruire delle strutture sportive della società, praticando il proprio sport preferito indossando i colori sociali della propria squadra del cuore.

Ulteriori approfondimenti:

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